C’è chi si rifà all’ultimo Santoro parlando di “Anno zero”; i più nostalgici citano invece “Rifondazione”, mentre i logorroici affermano che “le modalità attraverso le quali vengono erogati i servizi non sono più adeguate nè all’esigenza dell’utenza, nè a quelle del territorio”.
La sintesi è che questo 2015 verrà ricordato come l’anno buio dei trasporti sardi, quello dove il sistema è andato in tilt e dove molti dei nodi sono venuti al pettine.
Doveva essere l’anno buono, il 2015: la Giunta Regionale,finito il periodo di rodaggio, avrebbe dovuto camminare “a tutta” nel rilancio della vertenza Sardegna; il Governo Nazionale poi, completato anche qui il periodo di rodaggio (non si nega a nessuno, neanche ai vertici …) e forte di una nuova stabilità politica, avrebbe dovuto testimoniare quel deciso “interesse” per l’isola sbandierato ai quattro venti nelle consuete visite dei ministri repubblicani in Sardegna e poi puntualmente dimenticato appena varcato il Tirreno; l’Unione Europea infine, forte finalmente di ben tre rappresentanti sardi nel suo parlamento (completato anch’essi il loro periodo di rodaggio), avrebbe dovuto avviare le azioni per il superamento del gap dell’insularità, che (analisi Cirem- Università di Cagliari) vale oltre 660 mil di euro all’anno.
Invece….
- la continuità territoriale aerea è in crisi e va ripensata: lo afferma il Presidente Pigliaru, che in un post su Facebook di qualche giorno fa ne ha scritto il requiem, testimoniandone, di fatto, il suo superamento. Se si guarda con la lente d’ingrandimento, la CT1, come sempre in estate, evidenzia tutti i suoi limiti, la CT2, inspiegabilmente, ancora non parte, mentre le low cost, giustamente, fanno il loro mestiere e fanno e disfano a loro piacimento. Non parliamo poi della crisi di Meridiana, degli aeroporti di Oristano e Tortolì chiusi, del tilt di Fiumicino che penalizza anche i collegamenti con l’isola, ect.;
- il trasporto marittimo è in mano ad un monopolio che, come da manuale di economia, ha affondato (opss!!) la concorrenza, il confronto, la competitività. Da mesi la Regione chiede di rivedere la convenzione monstre di 70 mln l’anno fino al 2020, ma, a parte qualche sorrisino di circostanza, poco o nulla si è mosso. Intanto le due autorità portuali sono commissariate, in procinto di fondersi in una sola, per aderire ad una riforma profonda del settore, dai sardi più subita che partecipata;
- la continuità territoriale delle merci continua ad essere una chimera, con le aziende totalmente abbandonate a se stesse, alle logiche di mercato, ad affrontare da sole i disagi che stagionalità ed insularità puntualmente ripropongono. Nel periodo estivo, intanto, con puntualità svizzera aumentano i tempi di attesa ai porti e diminuiscono le disponibilità di spazi nave per le merci;
- sul trasporto ferroviario, poi, le notizie sono recentissime: i pendolini diesel, tanto sbandierati lo scorso anno e che avrebbero dovuto collegare Cagliari e Sassari in due ore, sono fermi nei binari della stazione di Cagliari da un anno esatto (a proposito, buon compleanno!!!), mentre la Commissione Europea la scorsa settimana ha bocciato la richiesta di circa 9 mln di euro per il potenziamento tecnologico della rete;
- su trasporto collettivo, dal 2009 si procede con proroghe “in via sperimentale e provvisoria” (come recita il sito della RAS) dei primi contratti di servizio, in attesa di una completa applicazione della legge 21 del 2005. Per fortuna quale notizia positiva arriva, dal versante urbano, con il rilancio del trasporto pubblico su gomma e dei nuovi progetti metro per Cagliari.
- sul sistema stradale, i toni sono chiaroscuri: bene i nuovi cantieri aperti (soprattutto sulla Sassari-Olbia), ma buio pesto sulla gestione di circa 6.000 km di strade, ovvero il patrimonio delle provincie (vecchie e nuove) in fase di dismissione. Chi, come, quando, con quali risorse si curerà la manutenzione, il rispristino la cura e l’esercizio di quelle strade?
La sensazione è che si debba ripartire daccapo (Anno Zero, appunto, o Rifondazione, o …): serve però un disegno chiaro, una linea unica, decisa, unitaria, integrata, dove ruoli ed azioni si supportino e si integrino fra loro. Iniziative isolate, spot, una tantum, non servono, lo abbiamo già visto: in Europa, ed in Italia, vogliono chiarezza di obiettivi, strategie condivise da seguire, operazioni ed interventi connessi in una logica di rete e di sistema,servizi funzionali integrati fra loro e con il territorio circostante.
Sarà un caso che il Piano Regionale dei Trasporti è fermo in commissione dal 2008?
Gianfranco