Capita spesso che nell’atto di far nascere una associazione, una coalizione, una cooperativa, sorgano
discussioni su chi deve occupare il ruolo del leader.
È una pena, perché a volte neppure si parla di programmi né di attività, ma solo di chi prenderà il
comando di quella data organizzazione.
Si tratta di una modalità che non ha più senso di esistere ai nostri giorni. Esistono esempi di comunità
musicali che non hanno un leader tra i loro membri, per esempio la East Coast Chamber Orchestra
(ECCO), un collettivo di artisti dinamici e di mentalità simile, che si riunisce per periodi selezionati ogni
anno per esplorare opere musicali ed eseguire concerti di altissima qualità. Un’organizzazione
autogovernata, in cui ogni membro è uguale e ha voce in capitolo in ogni fase del processo artistico, dalla
programmazione all’esecuzione. Questa esperienza, che non è unica, ci porta ad una domanda importante
per chiarirci le idee.
Cos’è un leader?
In una democrazia, un leader non è semplicemente una figura carismatica o un punto di riferimento. Non
è il più popolare o il più diplomatico, ma il prodotto di una collettività che cerca visione, direzione e
rappresentanza.
La natura delle democrazie, nella nostra contemporaneità, implica una diffusione del potere e richiede
guide che incoraggiano una partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica.
Mentre alcune figure si distinguono per il loro carisma, e altre per la loro capacità di essere delle teste di
ponte, oggi è essenziale che la leadership venga esercitata all’interno di strutture istituzionali chiare e
definite.
In questo modo, il ruolo e le funzioni del leader sono chiaramente definiti, garantendo trasparenza e
responsabilità.
Viviamo in un’era in cui i media e, in particolare, i social, giocano un ruolo fondamentale. Un leader deve
saper comunicare, ma è ancor più importante che rimanga fedele ai principi e alle questioni di sostanza,
non lasciandosi sopraffare dalla semplice costruzione dell’immagine.
Un leader efficace riconosce la diversità di opinioni e cerca soluzioni che rispecchino il bene comune,
piuttosto che servire interessi di nicchia. La polarizzazione è una sfida, ma il vero leader cerca il dialogo e
il compromesso.
Le democrazie moderne richiedono modelli di leadership collaborativi. Un leader deve promuovere il
coinvolgimento attivo dei cittadini, garantendo trasparenza e apertura.
Oltre alle sfide quotidiane, un leader in una democrazia non può mai dimenticare i valori fondamentali:
rispetto per lo stato di diritto, diritti umani, libertà di espressione e rappresentanza.
La leadership dunque è un concetto ampio e variegato, spesso associato all’autorità e al comando.
Alcune democrazie mettono in risalto leader carismatici che attirano l’attenzione mediatica e galvanizzano
il sostegno popolare, altre si concentrano su strutture istituzionali in cui il ruolo e le funzioni del leader
sono chiaramente definiti e circoscritti.
In molte democrazie invece si sta assistendo a una crescente polarizzazione della politica. I leader sono
spesso sotto pressione per assecondare le ali più estreme del proprio elettorato, e piuttosto che cercare
soluzioni di centro o compromessi, fanno concessioni che il più delle volte entrano in contrasto con
precedenti provvedimenti paralizzando l’azione politica.
La leadership democratica oggi deve affrontare sfide esterne come il populismo, l’ingerenza delle
multinazionali e le fake news, che possono minare la fiducia nelle istituzioni democratiche e nella
leadership stessa.
Nonostante queste sfide però in democrazia sono ancora validi i valori chiave come il rispetto per lo stato
di diritto, i diritti umani, la libertà di espressione e la rappresentanza.
Le democrazie, per loro natura, sono dinamiche e adattive. Anche se le forme e le funzioni della
leadership possono cambiare, il desiderio di rappresentanza, di partecipazione e di protezione delle libertà
fondamentali rimane al centro della leadership democratica.
Tuttavia, esistono forme di leadership più autentiche, che trovano ispirazione da tipologie di
organizzazione più vicine alle comunità dei territori. Una di queste è quella del capocaccia scelto dai
membri del gruppo dei cacciatori per le sue competenze, la sua capacità di organizzare sinergie e la sua
profonda conoscenza delle abitudini degli animali e dei sentieri nascosti.
In questa attività, il successo del gruppo dipende dalla capacità di lavorare insieme. Come un vero leader
il capocaccia non impone la propria volontà, ma lavora per unire e coordinare gli sforzi di tutti i membri
del gruppo verso un obiettivo comune.
Questo tipo di leadership non si basa sull’autorità formale, ma sulla fiducia guadagnata attraverso l’abilità
nel mettere insieme le capacità di ognuno per il bene comune.
Come sosteneva Bourdieu, il capitale sociale, ossia le relazioni e la fiducia all’interno del gruppo, è
fondamentale per il successo della leadership.
Un capocaccia autentico incoraggia il senso di appartenenza, stimola la collaborazione e crea un ambiente
in cui ciascuno può dare il proprio contributo.
Un altro aspetto cruciale del capocaccia è la sua conoscenza approfondita degli animali e dei sentieri
nascosti. Questo si traduce in una capacità di prendere decisioni informate e intelligenti, basate sulla
comprensione del contesto e delle sfide da affrontare.
In politica, come nella caccia, un leader che possiede questa conoscenza può anticipare gli eventi, evitare
ostacoli e guidare il gruppo verso il successo.
I modelli di Gramsci e Berlinguer ci insegnano l’importanza della conoscenza e dell’analisi critica per
ottenere una visione chiara delle dinamiche sociali e politiche.
Un capocaccia che si ispira a questi principi può guidare la comunità con saggezza e perspicacia.
Non viene imposto per equilibri politici o per accontentare qualcuno, ma è scelto per le sue competenze e
la sua autorevolezza riconosciute da tutta la comunità.
La leadership basata sul merito si allinea con le idee di Chomsky sulla democrazia partecipativa, dove il
potere deriva dal consenso e dalla volontà del popolo.
Questo tipo di leadership evita nepotismi e favoritismi, garantendo che solo coloro che dimostrano
capacità e dedizione abbiano la possibilità di guidare.
È una forma più inclusiva, dove ognuno ha l’opportunità di emergere e contribuire al bene comune.
La politica convenzionale spesso è caratterizzata da lotte di potere, divisioni e interessi personali. Al
contrario, la leadership del capocaccia cerca di superare questi limiti, mettendo al centro l’interesse
collettivo e l’armonia del gruppo.
Come sottolinea Bifo, ciò richiede un cambio di paradigma, dove la politica è al servizio della comunità e
non viceversa. Un capocaccia è capace di incarnare questa visione, guidando con giustizia, empatia e
sensibilità verso le esigenze di tutti.
In conclusione la leadership intesa come il capocaccia nella caccia è un modello affascinante e profondo
che offre importanti spunti per una nuova visione di leadership nella società.
Sinergia, conoscenza, merito e riconoscibilità sono i pilastri di questa forma di guida, che si basa sulla
fiducia, sull’armonia e sulla capacità di unire le forze per un obiettivo comune.
Guardando possiamo immaginare un futuro in cui la leadership sia un vero servizio alla comunità e una
fonte di ispirazione per il progresso collettivo. Sfide e opportunità ci attendono, ma con un capocaccia
autentico al timone, possiamo sperare di raggiungere traguardi che altrimenti sembrerebbero
irraggiungibili. Come afferma Chomsky, “La fiducia è un elemento essenziale della leadership autentica”.