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La storia delle pari opportunità in Sardegna che vorrei…Rendere visibile chi finora era invisibile

Pari opportunità, tema più che mai attuale e di cui tanto oramai si parla, spesso con contenuti
distorsivi. Ma quali sono le parole chiave per raccontare una storia delle pari opportunità
realizzabile in Sardegna che vorrei?
Prima parola chiave: non può che essere INCLUSIVITA’.
La storia attuale e futura delle pari opportunità è fortemente condizionata dalla rivoluzionaria
Agenda 2030 per gli Obiettivi Sostenibili. Lo sviluppo sociale e inclusivo che vorrei per la Sardegna
mette la persona al centro della società e riconosce che uomini e donne hanno diverse condizioni,
bisogni, motivazioni, passioni e che queste differenze influenzano gli ambiti di vita e di lavoro. E’
esplosa la necessità di ri-guardarsi. Di ri-guardare ogni persona con le sue differenze identitarie.
Nel modo di essere è proprio la diversità ad apparire come un valore fondamentale e di
arricchimento che stiamo imparando a riconoscere. Non è più il tempo di parlare delle differenze e
disuguaglianze come un specifico problema da risolvere con visione assistenzialistica e interventi
pilota, come spesso finora è successo.
La politica che auspico per le pari opportunità ha come parola chiave anche lo SPAZIO.
Lo spazio non è neutro.
Spazio e città. Noi viviamo in città progettate da uomini e per gli uomini, ma ciò che rende un
luogo vivibile, accessibile universalmente, sicuro è la sua capacità di accogliere e sostenere la
diversità di corpi, voci ed esperienze, bisogni. Finora è come se donne, persone anziane e con
disabilità, migranti non avessero desiderato o non avessero avuto bisogno di accedere al lavoro,
allo spazio o ai servizi pubblici e sociali.
Il nuovo abitare significa rivedere i paradigmi tradizionali di pianificazione urbanistica verso una
maggiore attenzione alle disuguaglianze che tali paradigmi possono generare per tener conto di
tutte le intersezioni identitarie che si incrociano nel vivere quotidiano.
Molto da dire e fare ci sarebbe sugli spazi del lavoro. Globalizzazione, digitalizzazione e la recente
pandemia hanno fatto emergere nuove modalità e nuovi luoghi di lavoro. L’attività lavorativa
viene svolta sempre più spesso al di fuori dei tipici confini fisici, spaziali e temporali
dell’organizzazione e sempre più lo “spazio di lavoro è ibrido” in cui chi lavora deve costantemente
gestire e negoziare un equilibrio tra spazio domestico (la casa che ci circonda) e spazio
organizzativo (il lavoro che invade lo spazio domestico). Home working non è neutro rispetto al
genere.
Qualsiasi luogo di lavoro non è neutro rispetto alla disabilità e ad altre identità personali. Grandi
passi avanti in tale direzione possono rappresentare la recente certificazione della parità di genere
e le altre certificazioni di responsabilità sociali. Bisogna promuovere il Diversity Management
come preziosa opportunità di competitività innovativa per le organizzazioni, non come scelta
“buonista”.
E ancora spazio e mobilità, spazio e alla paura o sicurezza ad esso collegati….

Nella nostra storia futura delle pari opportunità, un’altra parola chiave dovrebbe essere ben
presente: ambiente.
E’ necessario far emergere e promuovere l’interconnessione tra giustizia ambientale e giustizia
sociale, tra sostenibilità ambientale e riduzione delle disuguaglianze; driver per uno sviluppo
sostenibile può essere il triangolo fondamentale tra donne, innovazione e ambiente.
Le azioni di mitigazione e di adattamento climatico avranno successo se tengono in considerazione
la dimensione sociale e sono centrate sulle persone, sulle loro capacità funzionali e sulla loro
interazione con ambiente e la riconversione di infrastrutture avverrà anche da un punto di vista di
accessibilità universale.
Altra nostra parola chiave per le pari opportunità: TRASVERSALITA’. Il principio dell’uguaglianza e
delle pari opportunità deve essere trasversale ad ogni politica. Per questo, senza mettere a rischio
la spendita delle risorse pubbliche, ci vuole il coraggio di pianificare appalti pubblici responsabili
socialmente e sensibili al genere, il coraggio di adottare criteri di valutazione nei bandi e avvisi
pubblici relativi all’impatto previsto sulle pari opportunità degli interventi e criteri di premialità
negli stessi per le organizzazioni socialmente responsabili.
E infine, il LINGUAGGIO. Dobbiamo imparare ad abbandonare il linguaggio neutro per utilizzare il
linguaggio inclusivo, passando anche per il linguaggio di genere, per dare voce alle diversità e
mettere chiunque nelle condizioni di ascoltare senza percepire pregiudizi. Abbiamo il dovere di
rendere visibile chi finora è stato invisibile
Il mio auspicio è che la Sardegna diventi uno spazio in cui le barriere – fisiche e sociali – vengano
abbattute e tutti i corpi sono accolti vivendo con le stesse condizioni di vita.
Per finire vi lascio con una domanda: questa storia per le Pari Opportunità finora è stata mai
scritta in Sardegna?

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