Molti (ma molti) anni fa, un Dottore della Chiesa scrisse “La Santa Chiesa è distrutta dal dolore quando vede il male crescere negli uomini, anche perché contagia i deboli. Di fronte alla felicità dei cattivi si perde la Fede, si desiderano solo beni temporali, si sceglie il transitorio, si va verso il non essere.”
Partendo dalla storia, due casi attuali che ci aiutano a portare il ragionamento principale oggetto di questa nostra lettera.
Nello scorso settembre, diventa nuovo leader di Syriza, la sinistra greca, Kasselakis.
Non aveva mai ricoperto prima incarichi politici.
La sua ascesa ha colpito la cronaca per la sua storia professionale.
E per la sua assenza dai palcoscenici politici prima del voto.
ÈE’ stato fortissimo sui social.
La sua corsa al partito è stata più simile alla corsa di un influencer ai follower.
Non ha parlato molto di politica.
Negli Stati Uniti spuntano corsi in cui si insegna ai bambini a diventare youtuber.
“Il politainment è la completa fusione della politica con i media e il marketing” sostiene David Schultz, professore di Scienze Politiche alla Hamline University.
E il deep state?
Il grande burattinaio che muove i fili di stati e governi?
Si stanno delineando i nuovi contorni di quella che sembra diventare una nuova dittatura globale?
Cosa può fare il deep state?
Può provocare una trasformazione della concezione della società civile?
Il deep state è un fenomeno politico che usa il populismo per gettare in cattiva luce il nuovo?
Le storie sembrano poco compatibili, come diverso è il modo di tutti di affrontare la difficilissima crisi che viviamo.
Ma ci accomuna il bisogno di relazioni e la consapevolezza che siamo un corpo sociale unico e che nessuno si può salvare da solo.
Bartolomeo Sorge ha raccomandato di leggere con attenzione i tre grandi affreschi costituiti da Evangelii Gaudium (2013), Laudato Sì (2015), Fratelli Tutti (2020) e quest’anno la Laudate Deum.
Enzo Bianchi ha aggiunto di recente che l’ecclesiologia di comunione del Grande Concilio è anche il tempo dei laici.
Questo messaggio, dunque, formulato nell’autonomia della libertà dei laici, intende esprimere con forza la necessità che i laici non sprechino questo tempo.
Perché questo è il loro tempo.
Di servizio, di franchezza, di ascolto e di impegno.
Come trasformiamo il nostro cammino di Fede, Speranza e Carità in percorsi di dialogo sociale, riconciliazione, inclusione e partecipazione, ricostruzione della democrazia?
Di fronte alla crisi che attraversa la Sardegna, i laici cattolici continuano ad essere dispersi e politicamente, irrilevanti.
Se il Vangelo non si fa politica, cessa di essere Vangelo.
Troppi laici cattolici disertano le urne contribuendo a rendere la democrazia e l’autonomia sarda un coccio vuoto.
A cosa serve una fede che non sa ascoltare il grido del fratello?
In Sardegna si sente urgenza di fronte alla diffusa crisi di fiducia nelle relazioni interpersonali e nel rapporto con le istituzioni.
C’è nostalgia dell’impegno per una politica altra, nuova, fondata sul dialogo con tutti, orientato alla costruzione del bene comune.
Dunque, anche in Sardegna, la crisi della politica e dei partiti non si supera con la fuga dalla politica ma, al contrario, con la partecipazione e con la crescita di una nuova classe dirigente, competente, generosa e leale.
Fede, giustizia e politica ispirino i giovani cristiani che intendono costruire una nuova Europa nello spirito dell’umanesimo.
Prendiamo coscienza che la politica sarda vivrà un momento storico nel 2024.
Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha recentemente ricordato un pensiero di Wojtyla: “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non pienamente pensata, non fedelmente vissuta“.
Il cardinale Gualtiero Bassetti, interpretando questo insegnamento, l’aveva riassunto così: “Molti credenti laici sentono che la fede non è piena se non si manifesta nell’impegno politico finalizzato alla costruzione del bene comune”.
Ecco dunque il tema.
Nella cultura politica che è un pensiero plurale e vitale della democrazia e che comporta dialogo e confronto anche nella distinzione e nell’essere parte, i laici cattolici e cristiani ci sono o stanno solo al balcone?
Papa Francesco, nella sua Fratelli Tutti, ha dedicato il capitolo V alla migliore politica, avvertendo che anche i cattolici non possono starsene al balcone.
In Sardegna cosa succede?
Nel 2013 Francesco quasi gridò ai sardi “Non fatevi rubare la speranza“.
Cosa voleva dire? Come si fa a non farsi espropriare della speranza?
Ecco il senso di questa lettera ai laici cattolici e cristiani (e non) sardi e perché no, per conoscenza e competenza, anche ai nostri Pastori, che spesso scelgono il silenzio e il disimpegno (a volte indifferenza) di fronte alla profonda crisi sociale e economica in cui versa la nostra isola.
Torniamo a impegnarci o almeno a votare, perché il futuro è nelle nostre mani e nei nostri cuori. Possiamo scegliere di rifugiarci nel passato, illudendoci che la modernità può essere fermata, così come i grandi eventi del secolo: cambiamenti climatici, migrazioni, transizioni tecnologiche e sociali. Oppure, come ci insegna il Vangelo, senza paura ed a viso aperto, affrontare i tempi con la forza del Noi. La forza della solidarietà umana.
La Sardegna di domani può e deve essere migliore di quella di oggi e tocca a Noi realizzarla. Tocca a Noi, cattolici e cristiani, insieme agli altri, trasformare in azione Politica, gli insegnamenti e le esortazioni di Francesco. Noi possiamo realizzare l’ecologia Integrale. A partire dalla Sardegna.
Noi siamo chiamati a questa responsabilità. Dalla nostra coscienza e dalla nostra Fede.
Perché la democrazia, la libertà e l’autonomia speciale della nostra isola non ce le ha regalate nessuno. Le hanno conquistate i nostri padri e dobbiamo preservarle e migliorarle per i nuovi Sardi del domani.
E’ soprattutto per loro il nostro impegno.
Deus ti salvet Maria.
Proteggi i sogni e le speranze di tutto il Popolo Sardo.
Antonino Secchi – Insieme
Mario Arca – Demos
Nicola Pirina – Sardegna 2050
Cagliari, 15 novembre 2023