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Sardegna 2050 – I saluti del presidente

Car* Tutti,

il Direttivo è lieto di darvi il benvenuto alla prima Assemblea del nuovo corso.

Non spenderò parole per presentarci ma confesso emozione e gratitudine.

Quando c’è una crisi profonda ed i cittadini si uniscono per aiutarsi reciprocamente a superarla, ricostruiscono qualcosa di più di quello che serve ai loro bisogni, ricostruiscono le ragioni dello stare insieme, del consorzio sociale. La crisi oggi non è solo una difficoltà sanitaria ed economica, ma anche sociale e culturale. I nostr* ragazz* sono tra i più colpiti e saranno titolar* del maggior debito derivante dal PNRR.

La dignità di ogni persona ed il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno, per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale. Quante parole sono diventate scomode per questo sistema … da fastidio che si parli di etica, solidarietà, distribuzione dei beni, difesa dei posti di lavoro, dignità dei deboli e così via.

Soffermiamoci sul potere, concetto verso cui è semplice puntare il dito e da cui è ancora più facile farsi ammaliare, come avviene quotidianamente nella società, nelle relazioni … un conto è il potere, altra cosa è il poter fare, crescere, chiedere, donare, stimolare. Cosa sarà meglio? Avere potere o poter essere? Nella quotidianità c’è chi confonde potere con management, ma la natura ci insegna che non tutti i manager sono leader e non tutti i leader devono essere per forza manager.

Bisogna attribuire a persone diverse ruoli diversi nella costruzione di un’organizzazione partecipativa. Deve esserci chi elabora proposte, chi decide e chi attua e così via, per poter partecipare effettivamente ed affettivamente, tutti devono disporre delle informazioni necessarie per lo svolgimento del proprio incarico e proporzionate alla propria responsabilità. Deve essere chiaro chi fa che cosa, con quali diritti e quali confini, senza ruoli ben differenziati, la partecipazione sarà anonima, confusa o occasionale. Possiamo formulare un perfetto organigramma di ruoli e mansioni, ma non determinare a priori i rapporti interpersonali, le persone non stanno insieme in forza delle nomine, ma delle connessioni che si generano.

Le azioni di mutuo soccorso possono riguardare le famiglie e le scuole, le associazioni e le piccole imprese, la produzione e il pensiero, l’inclusione degli altri e la prospettiva dei giovani. Le iniziative spontanee, come la nostra, aggregando intorno al lavoro e alle idee della comunità, nei momenti di conflittualità e di emergenza più alta, costituiscono una grande dimostrazione di generosità popolare e, a differenza del passato, devono reggere nei tempi più lunghi.

Bisogna tenere presenti il rapporto causa ed effetto, per dare precedenza ai processi che ne innescano altri, il rapporto tra facile e difficile, occupandosi prima di ciò che aiuterà le persone ad affrontare le situazioni più complesse, il rapporto tra convenienza e opportunità, sempre meglio fare un passo per volta, cominciando dai più sicuri.

Prendiamo in considerazione il concetto di matita: una matita può fare grandi cose, ma solo se si affida a una mano che la guidi, altrimenti rimarrà chiusa e ferma in un cassetto; la matita di tanto in tanto deve fermarsi e accettare di essere temperata, questo fa male perché significa perdere qualcosa di sé, ma poi potrà riprendere la sua funzione e svolgerla meglio di prima; per ogni tratto sbagliato c’è una gomma che può cancellarlo, correggere non è negativo, anzi, quando si ammette il proprio errore, è il risultato a guadagnarci.

Non tutto ciò che è bello è buono, non tutto ciò che è buono è utile, non tutto ciò che è utile è opportuno. Cosa bisogna scegliere? La coerenza, il problema è l’incoerenza che causa sfiducia e scoraggiamento.

Questo periodo ha fatto sì che emergessero le disparità, il virus delle disuguaglianze sociali ed economiche, portando ad avere molte persone nel mondo a vivere in povertà. Non è una novità che la Sardegna non offra un futuro ai giovani, specialmente quelli qualificati, proseguono le disparità di genere nell’ambito lavorativo. La Sardegna rispetto all’Italia detiene una percentuale di disoccupazione giovanile superiore del doppio.

Siamo figli del tempo, quel tempo in cui non tutte le colpe vanno attribuite alla politica, ma buona parte alla modernità che ha inghiottito la tradizione ed una possibile innovazione.

E’ evidente che manchi un’idea di Sardegna, una visione di Sardegna, motivi per i quali si genera sconforto nelle persone e si perde la leva della crescita, i giovani, il futuro di ogni paese.

Se questa è la prospettiva del mondo di domani, questo mondo va assolutamente ribaltato. Serve una rivoluzione per dimostrare che una società migliore può essere generata attraverso il dialogo, lo scambio, il confronto e grazie alla miglior forma di ricchezza che possiede l’uomo, il pensiero.

Per far sì che questo avvenga serve una forte e netta presa di coscienza.

Siamo disorientati ed in sofferenza, abbiamo bisogno di rigenerarci. Siamo un microcosmo all’interno di flussi, colmo di saperi, saperi che non possono più essere trascurati dalle reti del capitale. Abbiamo bisogno di un capitale sociale nuovo, abbiamo progetti, idee, visioni e speranza del futuro.

La Sardegna contemporaneamente la si abita e la si pensa.

Crediamo sia importante pensarla e progettarla insieme a chi la vuole vivere perché la sceglie.

Gli attori del territorio siamo noi, impegnati a ridefinirci per emergere dal fin troppo

lungo periodo buio che ci ha consegnato questo presente.

E’ il tempo del fare e il progetto che presentiamo va in questo senso.

Abitiamolo insieme.

Con tutta l’energia che posso, un sorriso, Nicola

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