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#SmileSchool – I come Innovazione

Con l’inizio del nuovo anno scolastico è tornata anche la nostra rubrica di Alessandra Patti. Oggi si parla delle innovazioni e dei cambiamenti che investono il mondo dell’istruzione.
Innovazione. Mutamento. Trasformazione.
Per rivoluzione o per reazione.
Innovare è la capacità di modificare qualcosa apportando in essa miglioramenti.
E’ anche atto di creazione (ex novo)
Anche se la scuola di Chartres ci ha insegnato che siamo sempre nani sui giganti.
Innovazione evoca futuro.
Futuro richiama evoluzione.
Evoluzione invoca cambiamento.
Innovare è cambiare.
Non tutto il cambiamento, però, è innovazione.
Da tempo nel mondo dell’istruzione e dell’educazione ci si arrovella intorno a questi temi.
Il legislatore suggerisce piccole transizioni al domani alternandole a proposte di riforma globale.
Un’altalena danzata come un nastro sinuoso nelle mani di una ballerina.
Sogni avveniristici per scuole all’avanguardia, oltre il qui ed ora, immaginate per esser pronte a ciò che sarà.
Se mi soffermo a riflettere, talvolta mi assale l’ansia.
Quasi tutti i disegni ruotano intorno allo sviluppo delle nuove tecnologie.
TIC, LIM, device, BYOD, e-portfolio, …
Le sigle sovrastano i programmi.
Rischiando che si confonda il processo con il risultato.
Il mezzo con il fine.
Lo strumento con il progetto.
Il metodo col contenuto.
La mia ansia diventa angoscia.
Siamo tutti pronti al cammino?
Condividiamo una vision chiara del traguardo?
I presupposti della scuola ipotizzati per l’innovazione sono di natura pedagogica.
Sono funzionali al rovesciamento di prospettiva nella relazione educativa, per favorire il passaggio dalla centralità dell’insegnamento alla centralità dell’apprendimento.
Dal docente all’alunno.
Innovare la didattica significherebbe rimettere in discussione le condizioni favorevoli allo studente, ai suoi modi di imparare, di approcciarsi alla conoscenza, di scoprire, indagare, formulare ipotesi e trovare soluzioni.
Ripensare le metodologie con-centrando le attenzioni sul discente.
…mumble mumble …
…il sistema scolastico non dovrebbe porsi questi scrupoli, essendo la propria esistenza giustificata precisamente e unicamente per questo compito…
Dunque perché innovare?
Il cambiamento dovrebbe esser parte integrante, costitutiva, naturale della scuola.
Parimenti all’evoluzione dei costumi, tradizioni, modi di vivere nella storia dei popoli.
Che non esigono di esser programmati, decisi, determinati.
Se il cambiamento è percepito come transito necessario, significa che l’istituzione non è adeguata alla realtà attuale.
Significa che la scuola non è al passo con il mondo in cui è situata.
Significa che non cammina insieme al mondo.
Significa che il presente dell’istruzione è anacronistico.
Che agli alunni si insegna il passato, al passato.
Che il futuro che raccontiamo è il loro presente.
Che il loro futuro è per noi sconosciuto e inconoscibile, imprevisto e imprevedibile.
Significa dunque che la scuola non è pronta.
Ad accogliere le istanze delle nuove generazioni.
Di queste generazioni.
Non è pronta a raccogliere i loro bisogni.
A com-prenderne desideri e sogni.
Il tragitto da-angoscia-a-tristezza è fin troppo breve.
Il paradosso della scuola che non prepara al futuro ma spesso neppure al presente.
La scuola che si arricchisce di schermi 3D, realtà virtuale, macchine del tempo e per il teletrasporto, paesaggi ologrammatici.
E usa la LIM per visualizzare video di YouTube.
Ho avuto una discussione con una persona che mi chiedeva cosa pensassi dello smartphone.
Ho temuto per un attimo che fosse un invito allo scontro sul tema cellulare-pro/contro-a-scuola.
Fugato in un baleno.
Il conoscente intendeva sentire la mia opinione sull’esistenza dello smartphone.
Sul senso della sua esistenza.
Come proporre un referendum a favore o contro del/il frigorifero.
Ben venga quindi il cambiamento, anche pro-posto con strumenti normativi.
Il cambiamento che parta dalla vita dei nostri ragazzi.
Da ciò che esperiscono quotidianamente spesso in assenza di competenze.
Da ciò che agiscono al di fuori dell’aula.
Che non sia scisso da ciò che sta al suo interno.
Perché noi siamo responsabili del loro stare nel mondo.
Perché abbiamo il dovere di insegnar loro a starci nel miglior modo possibile.
Perché hanno diritto di avere una scuola nel presente, per il futuro.
Il loro futuro.
Di tutti.
#nonunodimeno

Alessandra Patti

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