Franza o Spagna
purchè se magna.
Un amico mi ha chiamato per criticare l’eccessiva celebrazione dei modelli turistici Spagnoli. Non tutto è oro quello che luccica nella penisola iberica, dice, e comunque è la Francia il paese leader mondiale del turismo, aggiunge.
Tutto vero.
Anche la Francia è un modello da studiare e seguire: ha numeri (prima al mondo per arrivi) , organizzazione (Atout France) e unità di intenti nella costruzione di una pianificazione turistica moderna.
La Spagna peraltro la surclassa su alcuni indicatori chiave che ho citato (ad esempio il Travel e Tourism Competitiveness Index del World Economic Forum 2015 , numero 1 al mondo) e sviluppa pernottamenti di turisti internazionali per circa 400 milioni, come la Francia.
Il punto non è propriamente se sia meglio la Francia o la Spagna.
Il nodo centrale è che noi rispetto a loro perdiamo terreno e non abbiamo – a differenza di entrambe – un focus ed una strategia adeguata per valorizzare davvero l’industria turistica.
In Italia il turismo è definitivamente e indubitabilmente un settore di serie B, strategico solo sulle locandine dei convegni.
Il peso del ministro Franceschini e del Ministero dei beni e delle attività culturali e turismo è quello che tutti ben conosciamo. Ma si sa, a lui piacciono solo i musei.
Fare un giro sul sito web del ministero (Mibact per chi fatichi a digerire gli acronimi) per cercare qualcosa che assomigli anche lontanamente ad un Piano strategico turistico, è tempo perso. Se poi cercherete di approfondire la ricerca sul sito ministeriale, ad esempio sulla sezione “Progetti di innovazione” , la sensazione è addirittura imbarazzante. Non parliamo poi della sezione “Pubblicazioni”: sul turismo non c’è proprio nulla.
Se infine sull’orlo di una crisi di nervi avrete il coraggio di avventurarvi nella sezione “turismo” il brivido é assicurato: nella pagina “attività internazionali” non troverete alcuna azione concreta, ma tutti gli interminabili impegni della temibile armata istituzionale ministeriale.
Cominciate a prendere nota: rapporti istituzionali con l’Unione Europea, con l’Organizzazione Mondiale del Turismo, con l’OCSE, con altri Stati attraverso gli Accordi turistici bilaterali, partecipazione al Comitato Consultivo per il Turismo presso la CE, partecipazione ai Gruppi di lavoro “Competitività e Crescita”, partecipazione al gruppo “Protezione e informazione dei consumatori”, seguire le Strategie macro-regionali EUSAIR (Macro-regione Adriatico-Ionica), seguire le Strategie EUSALP (per la Macro-regione Alpina), seguire le azioni relative ad EUROMED – Dialogo Euro-Mediterraneo, seguire i lavori dell’Assemblea Generale dell’Omt, seguire i lavori del Consiglio Esecutivo, seguire i lavori della Commissione Europa, seguire i lavori del Comitato Bilancio e Programmazione, assicurare la Segreteria Permanente del Centro per la Promozione del Codice Mondiale per l’Etica del Turismo, seguire altri eventi di rilievo (Conferenze tematiche, Forum delle statistiche del turismo), partecipare all’ETC- European Travel Commission, partecipare all’OITS, l’Organizzazione Internazionale del Turismo Sociale.
Esausti? Sappiate che il Mibact è vigile e lotta per noi, sostenendo di non perdere di vista neppure per un secondo il nostro negletto settore turistico. E ha davvero ottimi aiutanti: ci sarebbero infatti l’Enit (in agonia a quanto denunciano i dipendenti), Promuovitalia (appena defunta), l’Osservatorio sul turismo, l’ICE e la grande incompiuta nella avvincente ricerca del turista perduto: il sito www.Italia.it
Proprio quello famoso per aver rischiato di costare oltre 50 milioni di euro alla collettività, poi ridotti a “soli” 20. Ma soprattutto famigerato per le gaffes che hanno fatto il giro del mondo su Fellini e Napoleone.
La novità è che, quanto a strafalcioni, non scherza neppure con la Sardegna. Se avete voglia di indignarvi per la superficialità e l’approssimazione fate un breve tour. Io ve ne dico giusto un paio:
– “Cosa fare in provincia di Nuoro”: hanno dimenticato la festa del Redentore!!
– “Cosa assaggiare in provincia di Nuoro”: tra i vini hanno dimenticato il Cannonau!!
Questo solo come aperitivo.
Le vere differenze tra il nostro sistema e quelli di Spagna e Francia sono evidenti: il ritardo sul digitale, una governance che è un puzzle, il conflitto stato-regioni, la sovrapposizione di competenze, la spaventosa burocrazia, la litigiosità, l’assenza di pianificazione di medio-lungo termine, le polemiche e le strumentalizzazioni politiche. Tutto ciò amplificato da una scarsissima considerazione del comparto.
Noi non dobbiamo bisogno di scegliere una delle due, ma prendere il meglio da ciascuna di esse. A Spagna e Francia dobbiamo rubare l’apertura culturale e la condivisione di piani, azioni e risultati. Dobbiamo vivisezionare strategie e modelli trovando anche il supporto del mondo accademico per adattarli ai nostri territori.
Abbiamo risorse naturali e qualità umane non inferiori alle loro. Un potenziale ancora tutto da valorizzare.
Insomma, Franza o Spagna, ma senza lagna.
Adiosu
Lucio