TURISTA PER CASO (ALL’EXPO).
Rassegna stampa dall’Expò: “il porceddu sardo è diventato un caso nazionale”, “riscossa del porceddu”, “Il porceddu infine ce l’ha fatta”, “vinta la sfida con il coccodrillo “.
Le storie a lieto fine, sono quelle più emozionanti, ma già sentire chiamare il maialetto porceddu, ai sardi fa correre un brivido su per la schiena; e questa improvvisa botta di notorietà puzza di “sola”, come dicono a Roma.
Sará il sornione porcellino termizzato – peste suina-free – a riscattare le sorti di un agricoltura in crisi di identità ?
Termi… che? Rilassiamoci. Il neologismo pare non significhi comunque portato in vacanza alle terme di Sardara, le quali a loro volta non sono la dimora invernale del presidente della Dinamo.
In questa riuscita commedia degli equivoci – l’ennesima all’Expò – il pestifero suino è quello che ci rimette. Turista per caso in quel di Milano, e sottoposto ad una vera e propria maratona prima di essere avidamente trangugiato “per nutrire il pianeta”. Infatti, oltre ad essere abbattuto una prima volta fisicamente in età pre-scolare, viene sottoposto a pre cottura, ri-abbattuto (nell’abbatitore questa volta) e incellophanato, pronto a tornare in forno ed essere servito semi-nuovo: insomma una minestrina riscaldata, ma con tecnologia e classe.
Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. Tradotto, se unici in Europa non siamo riusciti a debellare un epidemia che ci trasciniamo da 37 anni, allora aggiriamo il problema. Alla facciaccia del coccodrillo che voleva fare il bello e il cattivo tempo all’Expò.
Ma questa volta non è la Findus a proporre questa irrinunciabile innovazione alimentare, a marchio 4 sardi in padella. Il vispo suino precotto rappresenta una grande operazione mediatica, una guerrilla marketing con tutti i crismi. Tempeste di cervelli si sono impegnate nello storytelling sino a proporre di cambiare il nome di Expò in Ex-porco. Ideona purtroppo segata dagli organizzatori che pure ne hanno lodato la creatività: troppo volgare infatti il riferimento al generoso quadrupede infante e troppo facile fare associazioni in quel di Arcore.
Ma le luci della ribalta sono purtroppo effimere ed infingarde.
I giornali hanno dimenticato velocemente il giovane grufolante fenomeno isolano e neppure Confagricoltura ha chiaro se il simpatico termizzato – quantunque in un elegante cellophane di Modolo – potrà essere commercializzato.
Il marketing però non dorme mai, dopo la comparsata da turista per caso all’Expò la nuova frontiera potrebbe essere SanRemo, il Festival della canzone, dei fiori e, forse, del pestilenziale ma saporito lattonzolo.
E’ stato perciò chiesto ai mitici Dik Dik un adattamento del loro hit degli anni 60, “Viaggio di un poeta”, che proponiamo in anteprima.
Viaggio di un termizzato
Lam Do Fa Mi Lam Sol La
Rit. Fa Do Sol Sib Fa Sol Do
Lasciò il suo paese all’età di due mesi
Tutto dentro una busta e niente di più
aveva una scrofa che amava da mesi
lasciò anche lei per un bel barbecue.
Promise a se stesso di non ritornare
al vecchio paese della sua gioventù
dove nessuno volea debellare
peste suina e lingua blu
Cominciò così a fare il termizzato
parlando di autenticità
cercando fortuna all’Expo di Milano
dimenticando la sua contagiosità
Un giorno nel forno di un grande profeta
trovò degli chef che parlavan di brace
di colpo capì che era quella la meta
si presentò come porco verace
Ritornò così a fare il termizzato
vendendo la sua salubrità
voleva portare il porceddu nel mondo
ma lo sgamavano: era cotto a metà !
Senza un soldo in tasca tornò allora in porcilaia
Proprio nessuno lo voleva a menù
di peste suina si infettavano a centinaia
tutto come prima non chiedeva di più….
Dada dada dà
dadà dadà dadá
dada dada dada da dá….
Adiosu
Lucio
p.s. per i più giovani il link della canzone originale dei Dik Dik